12 - threewords

C'era un temporale, come stasera, con questo stesso profumo di terra arsa bagnata.
D'improvviso si spensero le luci, dopo un fulmine, e la casa restò al buio, silenzio del televisore, silenzio del frigorifero, buio nero ovunque.
Posai il giornale. La pioggia batteva forte.
Dopo minuti mi alzai, cercandola, camminando a piccoli passi, ricostruendo nella mente la stanza, come farebbe un cieco.
Le mani tese per non urtare, il divano, lo stipite, la porta.
Un lampo, per un momento tra le fessure degli scuri, mi ridiede la vista, ritogliendola subito.
Poi la camera, la tenda.
Strano inquietante mutilato questo andare, a piedi nudi, per la casa battuta dal vento.
Il corridoio, l'altra camera.
Era appoggiata allo stipite della camera piccola. Le braccia lungo il corpo.
La sfiorai e non si mosse. Con la punta lieve delle dita sentii le braccia calde, il ricamo del vestito sulla spalla. Il viso. Con la punta lieve delle dita, nel buio totale, seguendo i contorni, la riconoscevo, indugiando sulle labbra, la curva del naso, gli occhi chiusi, i capelli sulla fronte.
Ci batteva ad entrambi il cuore, forte, nelle tempie.
(le mie dita parlavano per me, come mi piaceva fare un tempo, per lunghi minuti, guardando, amando, toccando, solo con lo sguardo e carezze adoranti).
Ed anche lei prese ad esplorare il mio viso, in silenzio. Ci toccavamo appena, leggendoci, sentendo la nostra forma.
Appoggiai le braccia aperte allo stipite e mi avvicinai al suo viso così tanto che ne sentivo il tepore sul mio.
Ripresi a sentire, sfiorandola appena con le labbra. Con baci lievi agli occhi, alla fronte, ai capelli. Posando il mio viso al suo.
Socchiuse le labbra, ed io le mie. Ancora accarezzando le sue piano, riscoprendo stupito la morbidezza indifesa, sconosciuta nel buio.
Come lei fosse tutte le donne, o la donna assoluta, quella che sognavo dai primi confusi pensieri dell'adolescenza.
Posai le mie labbra sulle sue, sentore di vaniglia e fragola del gelato, e rimasi così, senza muovermi per molto tempo, sembrava.
Ci si baciava senza muoverci, immobili, sentendo chiara la corrente che scorreva da lei a me e da me a lei.
Ci amammo molto, così, non dicendo una parola, nemmeno sfiorandoci quasi, nella struggenza sussurrata dai cuori, nel “voglio farlo con te” battimento di tamburi di pelle, scotimento di dannati rimpianti, resti degli infiniti noi prima di noi.
Fino a che in un tuono tornò la luce, il frigorifero, il televisore, il mondo, e noi, che avevamo ormai imparato bene a non amarci, ci allontanammo pudici, scoprendo di essere nudi come nell’Eden.
E
’ stato molto tempo fa. E questo ricordo, di quella sera.

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11 - Socrate52


Socrate52 si chinò sul portatile , nella posta in uscita c'era un lungo messaggio che non era ancora stato inviato : Contatto : labella.gabri @libero.it - Oggetto : la pizza ed il mare “Mah “ , esclamò perplesso! E grattandosi la fronte cominciò a leggere a voce alta : <> Caro , tenero dolce amore mio , tu mi hai detto tante volte che quello che ti mancava di noi due era il potere andare semplicemente a prendere una pizza insieme , girare per strada tenendoci per mano ... piccole cose che fanno anche i ragazzini appena innamorati ... piccole cose che per noi erano proibite! Beh adesso ti ho scritto quale era il mio sogno ! Non so cosa facessimo dopo il bacio , il sogno finiva sempre li! Anche per me , lo sai il sogno era nell'essere insieme , nella stessa casa , nella vita di ogni giorno! Cosa a noi preclusa! Il tempo è passato ed i sogni sono rimasti tali , la vita comincia ad uscire da questo mio corpo e poi non sopporto il vedere te sempre più sfiorita ogni volta che ci si incontra quasi di sfuggita! Ormai lo so che non potrai mai essere mia , nè io potrò essere tuo , per questo ho deciso che è ora di fare finire ciò che è inutile senza di te. L'ultima cosa che voglio è immaginarti fredda sopra un tavolo , per cui , quello che voglio fare non voglio farlo con te! Quando leggerai queste righe ,il mio cuore sarà già in pace! Ti amo1 Il giudice elliy lasciò scivolare una lacrima , nascondendola con la mano ,mentre l'ispettore Socrate con il suo consueto garbo sentenziava “ ho parlato con il medico legale …. morte per soffocamento da disfagia occasionale … il coglione era talmente emozionato di annunciare il suo suicidio , che gli è andato di traverso il panino con la pancetta coppata !” … “ed anche questo è una vittima di Gabri Labella ...pensa che uno lo abbiamo trovato completamente fuso mentre guardava un foglio bianco ….”

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10 - messaggeria.normale


Non era la prima volta che avrei trovato Stefano dopo che ci eravamo lasciati,ma era la prima volta che mi sentivo in flagrante svantaggio.
Lui aveva avuto 5 donne dopo di me.
Tutte belle,tutte giovani.
Ma questa era(mi avevano detto),una velina mozzafiato. Mi sentivo vecchia e brutta.
Non volevo affatto andare a quella maledetta festa.
Ne avevo parlato con Marco e lui aveva distrutto ogni mia obiezione al grande scontro con un suo argomento poco veritiero ma molto rassicurante.
Fanculo Stefano e la sua velina.
“Tu sorridi” mi diceva giusto nella soglia pronti per entrare nell’arena.
“Non ci riesco”,balbettavo io. Mi guardò.
Il tipo di sguardo che ti fa sentire capace di mandare beatamente fanculo Stefano.Velina compressa.
Mi prese la mano.Provò una battuta.Era simpatico.Glielo dissi.
“Pure tu sei simpatica.Anche se non è la tua qualità più notevole”.
La mia smorfia lo fece aggiungere subito ”Hai una dolcezza di altri tempi e una sensualità che solo uno stupido non sarebbe in grado di notare”.
Bugiardo.
Comunque l’incantesimo aveva funzionato.
La porta si aprì e io mi sentì un insieme di Belluci,Curi e Claudel.
Stefano e la sua velina a salutarci.
“Piacere” mentì.
Solite frasi fatte.
Stefano il solito ficcanaso.
La velina,la solita presuntuosa.
“Marco portami via da qui”,pensavo.
E Marco,chissà come,mi ascoltò.
“Balliamo”?
“Lucia odia ballare”si sbrigò il ficcanaso.
“ODIAVO ballare”,sputai con un sorriso sfarfallante.
“Sono stata volgare?Stefano è rimasto a bocca aperta”.
Marco mi fermò le parole col suo dito.
“Non più Stefano,Lucia.Adesso balliamo.Io e te”.
Era delizioso sentire le sue mani sulla schiena.
Mi teneva stretta.
L’aria si faceva poca.
La sua vicinanza mi inebriava.
Monello. Mi palpava le cosce.Infilava una gamba tra le mie.Lo sentivo arrivare quasi fino al sesso. Ero umida.
Marco era quasi uno sconosciuto.Un adorabile sconosciuto che ferocemente mi scaldava.
Potevo sentire la sorpresa di Stefano,la sua gelosia.
In un’altro momento mi sarei sentita orgogliosa vincitrice, ma adesso dovevo concentrarmi per trattenere il bacio con cui avrei spudoratamente sfiorato Marco.
Le mie dita giocavano in quel punto del suo collo tra il lobolo e la nuca.Lo accarezzavo.
Era stuzzicante.Simpatico.Colto.Gentile.
Cominciai a sussurrargli.
Non so cosa dicevo,forse solo miagolavo.Perdo le parole quando la eccitazione è troppa.
Pazza.Dovevo essere pazza.
Senza meditarlo mormorai.
“Voglio farlo con te”.
Sentì la sua lingua percorrere il labirinto del mio orecchio in modo discreto ma esaustivo.Immaginai come avrebbe saputo sbramare altri labirinti.
“Voglio farlo con te”.
“Volentieri Lucia,ma il sesso non è compresso nel servizio.Sono 500 euro in più”.
Mi respiravo le sue parole,mi mangiavo il suo sguardo. “C’è un Bancomat accanto a casa mia”,dissi.
Ricambiò con un sorriso minuto,incantevole.
“Fatto.Ma solo 250 per te,perché non mi fai sentire un mero bambolotto”.
La sua lingua cominciò a disegnarmi le labbra con lentezza esasperante.
Ce ne andiamo via della festa frettolosi,senza nemmeno salutare.

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9 - socrate52

...e ora beccatevi la risposta ad Amanda ...: Cosa pu¨° fare un commento su un blog ? C'era quella assatanata di Amanda che se la prendeva a destra ed a manca con gli "ipocriti" (secondo lei ) che non lo dicevano apertamente compreso quel tipo che s'era dato all'aviazione. Dove sono gli uomini e le donne vere? Quelli che lo fanno 3 volte al giorno? E la domenica il doppio? Si chiedeva la pulzella ¡­ ma 'ndo azz... li ha mai visti? Gli uomini e le donne veri lo fanno al massimo 3 volte al mese quando va bene! Ma tu ed io Giorgia , non siamo veri! Noi due assieme no! Proprio no ! Veroo? Abbiamo spaccato gi¨¤ il mondo , dato scandalo ai bigotti ed anche distrutto pi¨´ di un letto¡­. Ahahah! Ti ricordi quando , dopo averlo fatto tutta la notte in macchina , ci siamo trovati con 4 suore che ci guardavano attraverso i finestrini ¡­. ¡° si muovono¡± disse una alle altre ! Credavano fossimo morti! La sera prima , presi dai fumi , siamo finiti nel parcheggio di un convento , in riva al mare a Cervia e poi quasi all'alba ci eravamo addormentati , sfiniti ed abbracciati , morfeo ci aveva fregato l¡¯ultimo amplesso. E quella volta che abbiamo sfasciato il letto dell'albergo ? Avevi le tue cosce sopra le mie braccia , cosi aggrappati ci sbattevamo l'uno contro l'altra ed io ti penetravo mentre gridavi la tua voglia! La nostra furia divenne un ballo distruttivo ed il povero letto cedette di schianto! Imperterriti abbiamo finito col materasso sul pavimento , poi lo abbiamo detto alla padrona ... chiss¨¤ perch¨¦ se la ¨¨ presa tanto! E quella volta in macchina ( l¡®ultima ahim¨¨!), mentre andavamo al mare ? Ti ¨¨ presa la mania , non potevi aspettare , dovevi farlo subito! Ed io non potevo fermarmi , cos¨¬ ti sei chinata verso di me che stavo guidando , mi hai sbottonato i pantaloni e ¡­. azz ma non potevi aspettare? Non ti sei salvata nemmeno tu , ed ora io sono qui sopra una nuvola che recito salmi e contemplo il cielo!Porca miseria che palle! E tu ti chiedi perch¨¦ voglio farlo con te? Certo che voglio ¡­. voglio tornare a baciarti in ogni angolo di pelle , sentire il sapore delle tue labbra e quello del tuo ventre , voglio farti gemere fino a quando non cominci ad urlare ed a tremare tutta e voglio farti impazzire gridando ¡° dacci ... dacci dentro ..¡± mentre ti prendo sempre con pi¨´ forza! Azz , aspetta che finisce sto cavolo di pena al purgatorio ... ¡¡

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8 - Kallida

“Perchè hai bisogno di me, se sai già tutto?” “Perchè chi ha il quadro ora, è una tua vecchia conoscenza!” Le sue braccia mi cingono ancora più forte, sento il suo alito caldo sul mio collo, e mi indispettisco ancora di più sentendo che la sua vicinanza mi eccita. E' così brutale, ma sensuale. Odio l'effetto che certi uomini hanno su di me, ho sempre preferito le donne anche per questo. Di nuovo interrompe i miei pensieri scandendo quel nome, che io , come ha detto , conosco fin troppo bene: “Josephine...” E' lei, la mia ex amante, nonché la mia mentore, nonché la mia persecuzione degli ultimi anni. “Capisco”, mugolo come una preda in trappola. Allora c'è lei dietro. Bene vorrà dire che siamo arrivati al capolinea, le sue angherie cesseranno, in un modo o in un altro. Cerco di liberarmi dalle braccia serrate di Lucien, ma lui non cede nemmeno alle mie richieste più docili, e mi accompagna fuori dal giardino, al parcheggio dove ci aspetta una macchina roboante. Saliamo su, ma nemmeno ora mi molla. Gli sussurro che ho deciso di collaborare , lui mi fissa per qualche attimo negli occhi e pacatamente allenta il suo cappio. Osserva la mia calza, ormai abbandonata sulla caviglia e sorride, e dopo una pausa aggiunge: “Josephine sarà contenta di vederti!”. Mi trovo nuovamente nella stessa situazione di cinque anni fa, poco prima che la lasciassi, la sua gelosia era asfissiante, le sue continue accuse intollerabili, e i suoi uomini mi seguivano costantemente. Arriviamo a una grande villa di campagna tutta circondata da alberi di alto fusto e più internamente da siepi competentemente recise. Scendo dall'auto, so che cosa mi aspetta: o altri mesi di gioie e dolori con Josephine oppure una fuga fulminea, studio le possibili scappatoie, ma non vedo varchi praticabili. Decido di aspettare il giorno per una ricognizione più particolareggiata. Lei mi viene incontro, il suo sguardo è duro, è quello di una donna tradita e offesa. Non ha ricevuto mai nessuna notizia da me, da quando l'ho lasciata. Si avvicina, e uno schiaffo ardente mi colpisce la gota sinistra. Digrigna i denti, e mi colpisce ancora, vorrei piangere, mi fa male, ma i miei occhi continuano a posarsi su di lei. Poi abbassa la testa e osserva la calza, sorride malignamente e dice: “Voglio farlo con te...”

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7 - Sabinferraris

Voglio farlo con te.

Fu il suo primo pensiero, una volta libero. Tornare all' “Old Pig”, rivedere Bob lo smilzo e parlargli di tutto. Da quattro mesi ce l'aveva in testa quel colpo; quattro luridi mesi passati in quella merdosa fogna di cella a pensare e ripensare meticolosamente a tutto. Ma stavolta, se fosse andata come lui prevedeva, sarebbe stato per sempre: lontano da quello squallido posto pieno di cactus, sterco di cavalli e odore di petrolio bruciato. Lontano.... in un altro Stato, il suo adorato Messico, in un vero ranch tutto per lui: mucche da latte, tori da combattimento, belle pupe da combattimento pure quelle, musica country e whiskey di marche pregiate, sotto il cielo stellato.

A guardarlo da fuori l'“Old Pig” non era cambiato: parcheggio zeppo di lunghissimi trucks, Harley Davidson a profusione e polvere di deserto che ti si conficcava in gola.

Diede un calcione con la punta dello stivale alla porta già puntellata da mille calcioni precedenti e fu subito all'interno.

Anche a odorarlo da dentro l'“Old Pig” non era cambiato: la prima cosa che ti saltava al naso era il fetore del maledettissimo uischei che quell'indistruttibile vecchiaccio distillava nel sottoscala: il “long old Sabin”. Accidenti, quante verità aveva fatto venir fuori con il suo porcheroso intruglio!

La vecchia orchestrina sgangherata dei “Dammela subito” , suonava le solite canzoni sgangherate che nessuno stava a sentire; urla e rutti si susseguivano a cadenze irregolari, più d'un giocatore aveva cinque assi in mano durante la stessa partita di poker, natiche di donnine poco o molto di buono, a seconda dei punti di vista, ancheggiavano ad altezza di occhi libidinosi ed a portata di luride mani e, laggiù in fondo, tra cassa e bancone, il buon vecchio Bob “lo smilzo”: l'unico di cui lui, Felipe, il messicano, detto “Mad Dog”, potesse ancora fidarsi.

Di “Mad Dog”, si diceva che oramai fosse un “dead man walkin' ”, ma gli importava ben poco, da quando aveva perso l'amore della sua bella Elisabeth, che aveva preferito un disonesto lurido petroliere a lui, sincero e leale ladro di polli.

Ma stavolta, con l'aiuto dello “smilzo” sarebbe cambiato tutto. Fu subito al bancone.

- Felipe... sei tornato !

- Non dire stronzate! Lo sapevi benissimo che sarei uscito oggi.

- Che bevi?

- Che... fai finta di non conoscermi più? Il solito: un doppio “long old Sabin” e senza ghiaccio.

- Come va? - Smettila con i convenevoli. Mi serve il tuo aiuto. Ho tutto in mente. Se va bene, potrai lasciare questo posto di merda a quel vecchiaccio che sta nel sottoscala e non aspetta altro.

- Che hai in mente, “Mad Dog”? Non cambi mai; questi ultimi quattro mesi non ti sono bastati?

- Ascolta, bastardo, vuoi sistemarti una volta e per tutte o no?

- Gli spiegò ogni cosa per filo e per segno. Lo “smilzo” lo stette a sentire senza interromperlo. Interessato, ma dubbioso.

- “Mad Dog”, tutto bello, interessante... non dico di no, ma io non lavoro più in questo campo. E' troppo grossa e pericolosa 'sta cosa per me. E poi ho una vera licenza per il locale, adesso. Tutto regolare e va anche bene...guarda com'è pieno, ed è solo lunedì....

- Maledetto diavolo! Pusillanime, vuoi cambiare vita una buona volta, si o no? Il locale.... Ma che puttanata! Lo sai che posso distruggertelo in 10 minuti. Vuoi che ti provochi una rissa all'istante? Ti sta bene se dò del lurido porco a quel fesso di un ciccione seduto al tavolo giusto dietro di me?

Discussero nervosamente per un po', ma facendo ben attenzione a mantenere basso il tono della voce, per non farsi sentire dagli altri avventori del saloon. Lo “smilzo” si destreggiava con abilità tra tanto bancone e poca cassa, cercando di evitare risposte compromettenti; “Mad Dog” lo incalzava, sapendo bene che gli serviva qualcuno e lo “smilzo” era proprio l'unico di cui potesse fidarsi, dannazione!

Poi, ad un tratto, l'imprevisto.

- “VOGLIO FARLO CON TE!” – strillò “Mad Dog”, perdendo completamente il controllo, dopo aver ingollato il terzo o quarto stramaledetto uiscaccio.

L'urlo accidentalmente si inserì in un intervallo dell'orchestrina “Dammela subito” e in un ancora più raro momento di vuoto di urla e rutti. Rimbombò come un tuono nell'”Old Pig” e catturò l'attenzione dell'intera sala.

Fu un attimo. “Mad Dog” capì al volo che aveva sbagliato. In quel locale si parlava soltanto di sesso e delinquenza . Doveva rimediare all'istante: se avesse fatto intendere che stava preparando un colpo, avrebbe mandato tutto a puttane. E forse più di qualcuno avrebbe fatto in modo di rispedirlo di filato in galera.

Esitò soltanto un secondo. Poi afferrò con decisione il braccio di Bob “lo Smilzo” e lo tirò verso di sé dall'altra parte del bancone. Si avvicinò a lui e lo baciò sulla bocca.

Poi, con sicurezza e spavalderia attraversò la sala ammutolita, e si diresse verso la porta, alla quale inflisse un ultimo definitivo e ben assestato calcione; non prima di essersi girato verso l'allibito uditorio e, con voce piena e maschia...

- Strafottetevi... brutto pugno di curiosi merdosi ubriaconi bastardi !!

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6 - faropoeta1970


DISTRAZIONE

Le mani di Fabio cominciarono a sudare, era immobile, sul letto davanti a lui c’erano Sara, Marika e Selvaggia. Nude, ricche di silenziosi mugolii. Il ventilatore sul soffitto rendeva l’aria piacevole anche se incandescente, la finestra era spalancata e una zanzariera impediva all’esercito di vampiri qualsiasi invasione su tutto quel dolce sangue. Il mare a pochi metri era complice, docile, mansueto, testimone di quello che stava per succedere. Il sole hawaiano cominciava a tramontare e la stanza si riempì di un rosso perfetto. Fabio non era un bell’uomo, era uno come tanti, uno qualunque, ma oggi era li, in quel bungalow sulla spiaggia, lontano da casa, dal lavoro, dai problemi e stava per realizzare il suo sogno erotico, la sua fantasia, che è più o meno quella di ogni uomo. Lui era ancora in piedi e loro tre sdraiate. Sara cominciò a baciare Selvaggia, mentre Marika si accarezzava da sola, le mani cominciarono a sfiorare i loro sessi, le labbra si sfioravano i loro seni si comprimevano l’uno contro l’altro, i capezzoli turgidi sembravano bucare le loro carni, gli ansimi aumentarono, poi Marika si rivolse verso Fabio, ancora immobile vicino al letto, e lo invitò ad unirsi a loro. Il loro odore di sesso lo aveva inebriato, su sdraiò tra loro, solo il mare come colonna sonora e una lontana festa sulla spiaggia, Fabio si avvicinò al collo di Selvaggia e Driiiiinnnnn Driiiiinnn Driiiiiiinnn “Pronto?” “Faro, è pronto il tuo racconto?” “Elliy lo stavo ultimando” “Mi raccomando!!! Ricorda bene il tema, che sei uno distratto patentato!!” “Si si me lo hai detto mille volte” “Sono curiosa di sapere cosa scriverai con il tema VOGLIO FARLO CON TE Faro si bloccò…e pensò “accidenti, vuoi vedere che ho letto male???? Non era VOGLIO FARLO CON TRE?????” “Faro ci sei?” “Ehm…. Si Elliy ci sono, ho quasi finito il racconto, tra poco te lo mando” “Ok, ciao allora, lo aspetto con ansia” Caxxo caxxo caxxo e mo che faccio??????? Ok calma e sangue freddo. Tastiera, foglio di Word in bianco, chiudo gli occhi…una penna…un calamaio… IL VOLO DI GIONA L'inchiostro cominciò a macchiare il foglio bianco…. “Accidenti povero Fabio rimasto sul collo di Selvaggia…vabbè imprevisti della scrittura, tornerò prima o poi su di loro”

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5 - messaggeria.normale


-Come mai sorridendo?

-Io?Sorridevo?

-Si.Sola.Quasi nel buio.Seduta sulla poltrona che usi quando sorridi sola nel buio.

-Scemo.

Ma lei non poté trattenere il sorriso.Era piccino,un cagnolino inquieto.Era un sorriso poco preciso,un po’insicuro,come un sorriso che non sa bene il suo origine,la causa giusta del suo sfarfallare sulle labbra.

Voleva nasconderlo ma non ci riusciva.

Lui conosceva quasi tutti i sorrisi di cui sua moglie era capace.

Erano tanti!

A volte li elencava.

Non poteva mai decidere quale gli piaceva di più.

Ogni tanto si deliziava a sfogliarli come chi sfoglia una margherita infinita.

Era bella sua moglie.

Piena di sfumature.Dolce,testarda. Un po’folle e anche terribilmente razionale.

La amava.

Ma non era bravo in questo affare dell’amore.

La amava.Con furia.Con una tenerezza celata.Sprecata tenerezza che gli si moriva dentro.

-Vedi?Tacci e sorridi ancora.

Lei stesse il braccio e gli diede un pezzettino di carta,sorridendo sempre.

-Tieni.

Era un sorriso nuovo e lui la guardò con rabbia.

Un insieme del sorriso numero 5 ed il numero 13.

Il 5 era uno che lei faceva mentre gli pettinava i capelli che lui aveva scombinato guardando il calcio.Era un sorriso lieve e veniva sempre accompagnato da uno sguardo umido.E lui voleva solo dirle che la amava.Ma non diceva nulla.Si lasciava abbracciare da lei,pauroso di perderla.

Il sorriso numero 13 invece era un sorriso osceno.

Quello di una donna vorace che si avvicina alla sua preda.Conosceva bene quel sorriso senza pizzi e senza merletti che sapeva svegliare ogni singolo centimetro della sua pelle di uomo.

Ma oggi sua moglie aveva partorito un sorriso nuovo e lui era geloso.

Prese il foglio sgualcito senza fare un gesto.

Si avvicinò alla lampada per leggere,indirizzando la schiena verso di lei.

Inchiostro nero.

Una calligrafia veloce ma decisa aveva scritto “Voglio farlo con te”.

Uno.Chissà chi.

Voleva fare l’amore con sua moglie.

Chissà chi.Uno intelligente.Uno attento.

Si domandava con quale sorriso lo aveva conquistato.

Si domandava se lei se ne era accorta e se quel gioco le era piaciuto.

Si domandava se magari per lei non era un gioco.

Avrebbe voluto girarsi senza alcuna strategia.Violentemente strapparle quel sorriso che non gli apparteneva.Con un bacio brutale,con uno schiaffo codardo avrebbe voluto cancellare quel sorriso.

Ma mentre si girava verso sua moglie,si concentrò come gli attori un attimo prima del sipario.

Indossò la sua maschera diletta, quella che usava ormai da anni.La facciata in cui lui sembrava divertito e anche un po’ indifferente.Una dose giusta di curiosità nello sguardo e una smorfia indolente per sorriso.

Cercò in fretta il tono adatto a quel camuffamento:scandire inespressivo,impersonale.

Avrebbe voluto solo girarsi e urlare.

Niente parole,solo un urlo.

Il lamento di un lupo,il verso della sua anima muta.

Sentiva il percorso della voce nella gola,come sangue,amara.

Respirò,cercava aria.

E si ascoltò dicendo,appassito

-Lo farai?

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4 - Maria_curci


ci riprovo... ormai l'eta' era sopraggiunta..viviana volle rivedere i posti dove l'avevano vista crescere.. era un giardinetto di milano,in via anfossi..quel giardino per lei era la sua isola. Lo sognava di notte,come lo aveva sognato per tute le altre notti della sua vita. Avrebbe voluto essere li,seduta su quel muretto,con i suoi coetani.. invece la sua familgia meridionale e all'antica..non glielo pemetteva. Cosi,cresceva timida e solitaria,anceh se gli amici del cortile la salutavano,avrebebro voluto coinvolgerla con i loro ritrovi. Ma lei..sognava da lontano,un ragzzetto biondo,il piu' vispo della comitiva,il piu solare ,con lui aveva imparato ad amare le musiche di battisti,le aveva sempre in bocca... lei,lo guardava dalla finestra del suo balconcino.. Le amiche parlavano dei loro rapporti con i maschietti,chi era fidanzata con quello,chi con l'altro..e lei?gli chiedvano,ti piace qualcuno?..see pettegole come rano..l'avrbbero presa in giro,sarebbe arrivato al suo orecchio..e avrebbero rovinato l'icantesimo..la meta da raggiungere.. per viviana,ormai nella sua vita ,nel suo futuro non c'era che lui... tuti parlavano della prima volta.. lei arrossiva sempre,perche' anche lei la sognava... Anche lei un giroon disse''lo faro' con te''ogni volta che gli chiedevano chi le piacesse... Cois,anni e anni,a prepararsi a ripetere ogni singolo gesto,snza dover commettere l'errore di essere fraintesa... Lui ne cambiava di ragazze,ma lei..penso che dopo di lei..non avrebbe avuto piu' bisogno di nessuna.. cosi si ripetava la stessa frase''sara' solo con te'' La vita a volte gioca brutti scherzi,vivana ora si trovava in quel giardino,di via anfossi,nel quais centro di Milano,lei che era tornata al paesello,aveva avuto una vita piena di ''vederemo'',era tornata li per avere certezze...voleva ricordare ,voleva capire,perche' una semplice ffrase che ripetva nel sonno da anni,la portvaa sempre in qui giardini...lo faro' con te... cerco' la casa di una amica ,cerco' di ricordare chi abitava li,in quel grande cortile...ma tutto era cambiato..si avvicino' ad una porta...ma quello che sentii la stupii..''lo faro' con te per solo un po d'euro''.. indieteggio',si nascose sul pianerottolo..vide uscire una ragazzina ,le assomigliava..ricordava lei alla sua eta,poteva avere dodici anni...Un giramneto di testa le avverti che non er aquello il suo posto,un treno era passato e la fermata non c'era stata.

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3 - Tesi89

VOGLIO FARLO CON TE" Il mattino dopo... Alle sette di mattina un raggio di sole andò a battere con fastidiosa insistenza sul viso dell'uomo che dormiva beatamente sul divano del salotto...ancora nel mondo dei sogni lui si girò su un fianco, brontolò, sbattè gli occhi più volte, li stropicciò per mettere a fuoco la stanza e infine, definitivamente sveglio, si alzò a sedere...dov'era ?...Per un attimo, abituato alla stanza d'albergo, non riuscì a raccapezzarsi...poi qualche barlume di ricordo cominciò a farsi strada e si ritrovò catapultato in un secondo nella sua casa, nel suo salotto, sul suo divano...a proposito...perchè sul divano?...e perchè non aveva dormito nel suo letto con sua moglie?...e dov'era sua moglie?...si sforzò di concentrarsi sulla stranezza della situazione et voilà!...in un lampo i ricordi della sera precedente si affollarono uno sull'altro nella sua mente precisi, nitidi e soprattutto spiacevoli...decisamente poco lusinghieri per lui ! "Acc...!" mormorò sorreggendosi con la mano la fronte tormentata da una fitta dolorosa " Ma che mi è preso ieri sera? Come ho potuto bere e addormentarmi così dopo tre mesi che non tornavo a casa?...Idiota che sono...ho combinato un bel casino..." In preda al rimorso si alzò in piedi di scatto: dove era finita sua moglie? Possibile che fosse già uscita per andare a scuola...? No, razza di cretino...sei proprio rimbambito forte...la scuola è finita da un pezzo...siamo in estate! E allora deve essere in casa...magari dorme ancora...per forza! Non sono ancora le otto!...Con un senso di sollievo si appoggiò allo stipite della porta, maledicendosi per la sua intemperanza della sera prima che gli era costata la tanto sospirata intimità coniugale...E se lei si fosse offesa e arrabbiata a tal punto da andarsene a festeggiare per i fatti suoi?...del resto che ne sapeva lui di quello che la moglie aveva fatto in quei mesi quando i figli erano in giro con gli amici, di come aveva vissuto la sua lontananza, di chi aveva frequentato...Una fitta di gelosia pura lo colse proprio pensando alle occasioni che lui stesso aveva avuto e sfruttato allegramente senza farsi troppi problemi: allora non gli era sembrato di far niente di male...sua moglie era e sarebbe rimasta il suo unico e grande amore, le altre si sa ...erano state solo divertimenti passeggeri di un uomo che si era trovato troppo a lungo solo e fuori casa...sciocchezze senza importanza...ma se anche lei nel frattempo si fosse dedicata a tali innocenti passatempi?... Ecco che i tradimenti ad un tratto assumono due pesi e due misure, a seconda di chi li fa e di chi li subisce!...Ma che ti è successo?!?...non avrei mai creduto che tu potessi diventare così spaventosamente retrogrado! E comunque, sia ben chiaro, il problema non ti riguarda... Basta: ora corri da lei e dimostrale chi sei e che cosa vuoi, cioè lei ... e vedrai che ti toglierai ogni spiacevole dubbio! In preda a tali tormentosi pensieri , il marito si avviò quasi di corsa verso la camera da letto, deciso a riconquistarsi sua moglie, nel malagurato caso l'avesse mai persa...era pieno di buoni propositi, letteralmente straripava di amore e desiderio verso la compagna della sua vita...sulla porta della stanza fece un gran sospiro e raddrizzò le spalle per assumere un contegno più dignitoso atto a far dimenticare la sfortunata debacle della sera prima...spinse la maniglia ed entrò... Mollemente sdraiata sul talamo matrimoniale lei guardava il soffitto con aria quasi estatica, un sottile filo di fumo che usciva dalla sigaretta che teneva in mano...(...ma da quando ha iniziato a fumare?...strano, non l'ha mai sopportato!...notò lui soprappensiero...), ...lo accolse con un sorriso soddisfatto e socchiuse gli occhi, cosa che subito gli parve inequivocabile invito e premessa a un paradiso di infinite dolcezze e intimità coniugali...con un movimento impaziente si getto sul letto per abbracciarla e sussurrarle , finalmente, "Voglio farlo con te, ora, subito...!"...e fu allora, in quel preciso istante, che con la coda dell'occhio scorse qualcosa di strano sotto il copriletto, vicino a sua moglie...con orrore e incredulità vide una schiena nuda maschile immobile nel sonno...sentì un leggero sibilo, un respiro appena percettibile...individuò dei capelli chiari sconosciuti, le spalle larghe e muscolose...come nel peggiore degli incubi percepì lei che sorridendo perfidamente gli mormorava con voce carezzevole le più terrificanti parole che mai avrebbe voluto udire: "Non preoccuparti, amore...già fatto!"... **** Urlò. Un urlo prolungato, ripetuto, altissimo...e con l'eco del suo stesso grido si ritrovò seduto sul divano del salotto, ansante e sudato, con negli occhi ancora le sconvolgenti immagini di quell'incubo spaventoso..."Oddio, era solo un sogno, per fortuna! Angosciante, ma solo un sogno!...Che stupido...è colpa della cena e del vino di ieri sera, di sicuro..."... oppure erano i sensi di colpa che si facevano sentire?...Ma era certo, certissimo, avrebbe messo la mano sul fuoco sulla fedeltà della moglie...non l'avrebbe mai tradito!...O no?...E poi che sogno ridicolo: lei se ne stava lì, sdraiata sul loro letto, a fianco di quel...non trovava neanche la parola adatta...e fumava! Fumava! Solo questo avrebbe dovuto tranquillizzarlo: lei odiava il fumo...Sorrise fra sè sentendo un rumore alle sue spalle: la moglie stava entrando nella stanza ancora semibuia... "Amore! " la chiamò improvvisamente ringalluzzito" sai che ho fatto un sogno stranissimo, davvero incredibile...siediti vicino a me che ti faccio ridere..." "Davvero?..." mormorò lei con voce leggermente arrochita. "Sì! Sai che..." e mentre parlava si volse verso la moglie per guardarla in viso...la voce gli morì in gola e per poco non si strangolò...deglutì più volte affannosamente senza riuscire a togliere gli occhi dalla bocca della donna...continuava a fissare affascinato, come ipnotizzato, quel puntino rosso luminoso, color della brace, che nella poca luce si stagliava nettissimo davanti a lui...quella inconfutabile sigaretta che, con la disinvoltura di chissà quale ormai radicata abitudine, pendeva dalle labbra semiaperte e carnose di lei, sua moglie, l'unico e grande amore della sua vita ...

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2 - messaggeria.normale

Gianni era un uomo affascinante.
No,affascinante non era l’aggettivo giusto. Era un uomo stimolante.
Non poteva negare che da mesi fantasticava col fatto di andare a letto con lui.
C’era tra di loro una complicità atipica e comunque assolutamente naturale.
Conosceva il suo corpo(vedere gente nuda,vantaggi del suo lavoro).
La nudità era sempre fonte di disaggio per i pazienti ma Gianni sembrava nato per vivere nudo.
Impossibile descrivere le singole parti del suo corpo perché era il tutto a renderlo eccitante.
Era un vero maschio.Uno stallone.Certo,a volte non poteva che cadere nei luoghi comuni quando pensava a lui.
Gli occhi scuri sprofondavano il mondo, scioglievano ogni barriera.
Una promessa di peccato.
Aveva una voce suadente.Difficile non sentire il solletico più osceno quando lui sussurrava il suo “mi spoglio”?
In quei momenti faceva fatica a rispondere. Sentiva le parole addormentate nella gola e il desiderio sveglio nel sesso.
“Certo spogliati”.
Le spalle erano larghe ma non finte come quelle dei palestrati ossessivi.
Le braccia,il collo,sembravano opere di uno scultore poco pudico.
Il petto era lascivo.
Poi il suo membro.
Gianni non aveva mai nascosto la sua maschilità.Si mostrava,tranquillo,come uno che è sicuro di quello che possiede.
Si spogliava senza fretta e quella lentezza era sensuale.
L’aria cresceva lubrica.
Forse si divertiva creando attorno a se’ questo clima.
Oppure era solo un innocente ignorante di quello che il suo corpo e la sua energia provocavano intorno.
Sicuramente non sapeva quanto era stuzzicante l’odore della sua pelle,avere a portata di mano il suo membro,sentire vicina la sua bocca da sfiorare per ore.
Come un pesce promiscuo sarebbe stata la sua lingua dentro quella bocca umida,un pennello procace pronto a disegnare scarabocchi di saliva sul suo corpo di uomo.
Ma Gianni non se ne accorgeva del suo interesse.
Qualche volta mentre le sue mani scivolavano su di lui aveva percepito un attimo di eccitazione.
Gianni aveva sorriso.
Un sorriso fresco,ammaliante.
“Scusa.A volte il “Colonnello” sembra di avere vita propria e farsi i fatti suoi”. Aveva chiamato “Colonnello” il suo magnifico fallo.
Forse era stata solo una battuta per allontanare l’imbarazzo del momento.Ma da quel giorno nei suoi sogni,il “Colonello” (in piede e grintoso)era spesso l’unico protagonista.
Si faceva difficile resistere alla tentazione di strappare un bacio alla sua bocca ed infilare le mani nella sua intimità di maschio disposto ma distratto.
Aveva deciso.
Non poteva più aspettare.Non ne voleva.
Quella sera,Gianni trovò nella giaca un pezzettino di carta.
”Ti desidero.Voglio farlo con te.
Per me sarebbe la prima volta,non l’ho mai fatto.
Pensaci.
Marco.”

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1 - elliy.writer

- Spogliati.

Lo diceva con voce severa.

Io rispondevo di no, ogni volta. E ogni volta lui si avvicinava senza più parlare, mi costringeva in un angolo, accennava a uno schiaffo. Invece arrivavano i denti, che affondavano nella mia bocca, a tagliare le labbra, la lingua, mentre il sangue già cominciava a colare, prima che lui lo leccasse. E cominciasse a strapparmi i vestiti. Via la camicia. Via la gonna. Via tutto. Nuda. E lui forte. Rimaneva vestito. E muto.

- Ti piace... – sussurrava soltanto, di rado.

Poi mi voltava, mi inchiodava la faccia sul muro. Mi teneva bloccate le spalle, con il solito calcio mi apriva le gambe.

Faceva presto comunque, dopo dieci minuti ero già sotto la doccia. Disinfettavo qualche ferita, mi avvolgevo nell’accappatoio e tornavo di là.

Lo trovavo sereno, in pigiama, la sigaretta già spenta, accucciato da una parte del letto: lasciava sempre un grande spazio per me. Tutto per me.

Avevo imparato a capirlo da piccole cose: il respiro così regolare, quella piega intorno alla bocca finalmente distesa, quel russare leggero... era appagato, contento. Contento di me.

E io rimanevo così, seduta, appoggiata al cuscino, a guardarlo dormire.

Come potevo saperlo, a quel tempo? Sembrava sarebbe durato per sempre.

Invece accadde qualcosa. Senza che nulla chiedessi, io credo.

Qualcuno arrivò, senza preavviso, una mattina qualunque, mentre lui era lontano. Più lontano del solito insomma.

Bastò una sola parola:

- Spogliati – provai a chiedergli.

E lui mi ascoltò. Lasciò cadere i vestiti, schiantando mura e rovesciando certezze. Ma non importava. Era nudo. Non faceva domande. Non affondava i suoi denti.

Avrei voluto lottare, ed in effetti provai, ma quando mi sussurrò con dolcezza: “Spogliati...” cominciando persino a cantare... beh, non ebbi più che un solo pensiero.

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